Ma sua madre niente dice?

Durante la mia giovinezza in Sicilia, la frase popolare alla vista di una ragazza troppo succinta, o troppo truccata, o troppo vistosa, era: ma sua madre niente dice?

Le ragazze provocanti non appartenevano al mio ambiente, che era invece quello delle femministe di sinistra. Noi nascondevamo le nostre forme e le nostre labbra carnose, lisciavamo i capelli e preferivamo i pantaloni alle minigonne, non per pruderie ma per  imporre ai maschi dei rapporti paritari che sfuggissero al cliché del cacciatore e della preda, per farci strada nella vita per meriti intellettuali piuttosto che per aver mercificato il nostro corpo. Esageravamo anche, nel mettere al bando qualsiasi sdolcinatezza dal rapporto di coppia: per il compleanno ricevevamo libri piuttosto che profumi, soffrivamo in silenzio per non ammettere di essere gelose, ci imponevamo viaggi fra amiche nascondendo la nostalgia struggente del fidanzato. Si sa che le evoluzioni storiche passano attraverso provocazioni e riflussi, ma quanto abbiamo sbagliato perché la reazione agli eccessi del nostro femminismo giovanile ci portasse a Noemi, Ruby e Nadia? Tralasciando il caso di Ruby dove è lampante il cortocircuito fra i valori della famiglia di origine e i tentacoli del paese in cui si sono ritrovati a vivere, gli altri due casi vedono due mamme al cui cospetto il personaggio di Anna Magnani in Bellissima avrebbe molto da imparare.

Queste mamme sono nostre coetanee e probabilmente, mentre noi sfilavamo con gli zoccoli e le gonne a fiori, subivano di malavoglia la rigidità di una educazione tradizionale, la loro ribellione però non soltanto si muoveva in una direzione opposta alla nostra, ma alla lunga è risultata vincente. Noi e loro siamo cresciute, abbiamo generato figlie nutrite dalla stessa televisione. Noi abbiamo sbuffato ogni qual volta le nostre ragazze bivaccavano sul divano alla vista del grande fratello, mentre loro sognavano che le loro fossero dentro il monitor piuttosto che nel divano. Noi abbiamo messo in guardia la nostra prole dal pericolo di fidanzamenti troppo precoci e troppo totalizzanti, loro hanno suggerito alle loro figlie come farsi furbe utilizzando il proprio corpo, non tanto per incastrare un marito ricco ma per avere accesso al successo mediatico. Una cosa dobbiamo comunque ammettere, se loro sono responsabili del disorientamento morale delle loro figlie, noi siamo responsabili di una mancanza di comunicazione con loro. Viviamo nella stessa Italia eppure il nostro snobismo ci ha rese ai loro occhi noiose, superbe, tristi, secchione, demodè.

Negli anni settanta eravamo convinte di avere un consenso ma non era così e lo dimostra il fatto che qualcuno ha cambiato le carte in tavola mentre noi, negli anni ottanta, eravamo assorbite dal cambio di pannolini e dall’allattamento al seno. Ci sembrava che non ci fosse nulla di male se nelle pause fra una poppata e l’altra ci buttassimo sfinite sul divano a guardare una puntata di Dinasty. Abbiamo sottovalutato la minaccia che stava dinanzi a noi, che ci aggrediva dal quel monitor rassicurante, quello che poi avrebbe attirato i nostri bimbi con le canzoncine di Cristina D’avena. Pensavamo che bastasse eliminarlo o proporlo solo ad orari fissi, che bastasse suggerire l’albero azzurro piuttosto che bim bum bam. Ma non bastava, a scuola i nostri figli subivano la fascinazione televisiva attraverso le parole dei loro compagni, senza che nessuna scuola Steineriana potesse impedirlo.

Siamo forse riuscite ad infondere alle nostre figlie dei valori più solidi di quelli che governano le teste di Noemi, Ruby e Nadia, ma lo stesso non le abbiamo salvate. In questo paese le nostre figlie devono quotidianamente fare i conti con le varie  Noemi, Ruby e Nadie: se le ritrovano in ogni esame universitario, in ogni selezione di lavoro, in ogni concorso pubblico. Ma c’è di peggio, se le ritrovano Ministre della Repubblica, atte ad imporre tagli alla scuola e alla pubblica sanità, addirittura a rappresentare le Pari Opportunità fra i generi, che è il più grande dei paradossi.

Comments

2 comments on “Ma sua madre niente dice?”
  1. bentornato a te Shamal e grazie per il tuo commento

  2. shamal ha detto:

    Un’analisi profonda, la tua, e condivisibile. Ma credo che tu, come altre, abbia fatto bene e che non avresti potuto “salvare” le tue figlie da questa situazione. Altre epoche hanno dovuto combattere con altri problemi, a loro è toccato questo, e il fatto di avere una formazione che le rende delle persone pensanti a medio-lungo termine le aiuterà, spero.
    E ti assicuro che non sottovaluto le mille prove che come dici si trovano ad affrontare in una competizione tra donne che a volte mi sembra più aspra e difficile di quella tra uomini.
    Bentornata.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.