Elda cap. 47, Foglie al vento

Questo capitolo è letto da Dario Romano

Palermo è stata territorio di avanguardie non sempre virtuose e una di queste fu il traffico di droga. Negli anni settanta in città prosperavano laboratori per la produzione dell’eroina, che veniva poi imbarcata all’aeroporto di Punta Raisi verso gli Stati Uniti. Come nel resto del mondo i ragazzi di Palermo fumavano hashish e marjuana, viaggiavano con gli acidi e provavano le anfetamine, ma a un certo punto la mafia pensò di testare su di loro il nuovo commercio, prima di destinarlo ai mercati internazionali. Improvvisamente quella catena di intermediari che forniva roba che i ragazzi avrebbero spartito fra loro, si trovò a corto di droghe leggere e propose una nuova sostanza da sniffare, che era l’eroina.

Un giorno una pattuglia della polizia, nella strada che da Palermo porta all’aeroporto, incrociò un ragazzo in pieno trip da acido che mezzo nudo distribuiva banconote da 10.000 lire. Portato in questura e ancora sotto effetto degli stupefacenti il ragazzo iniziò a elencare i nomi di tutta la gente che conosceva, nomi e cognomi che gli agenti annotarono minuziosamente in una lista da passare al vaglio degli inquirenti. La lista fu intercettata da un cronista di nera del giornale il quale dietro lo stesso cognome Santelia lesse ben due nomi propri, Emma e Ruggero. Con un certo imbarazzo ritenne giusto mostrarlo a Pietro.

Pietro era un padre mite e ragionevole e mai aveva dato uno schiaffo ai suoi figli, ma c’era una cosa sola che questi ultimi temevano, ed era il momento in cui lui iniziava a urlare fumando di rabbia, mordendosi ripetutamente una mano per evitare di fare una strage attorno a sé.

Ecco, la sera che seguì fu una di quelle con papà con la mano fra i denti e gli occhi iniettati di sangue.

“’Sto tizio è sempre stato un cretino papà, ed era pure sotto acido, io non c’entro niente!” – cercava di difendersi Ruggero

“Conosci anche gli altri di questa lista?” – gli urlava Pietro mettendogli un foglio sotto gli occhi.

Ruggero scorse in fretta quell’elenco, era un’accozzaglia di nomi e cognomi che conosceva, la maggior parte se li aspettava altri proprio no.

“Sì, alcuni li conosco.”

“Ma li frequenti?”

“Papà, sì, alcuni li ho frequentati, non è che sono delinquenti.”

“Se questi ragazzi si drogano e tu li hai frequentati, vuol dire che ti droghi anche tu?”

“Papà, vacci piano, ci si vede in giro… si va a casa di qualcuno… alcuni fumano.”

“Che vuol dire fumano?”

“Fumano… spinelli.”

“Spinelli?”

“Canne.”

“Canne?”

“Hashish… marjuana.”

“E anche Emma?”

“E che ne so io di Emma!”

“E tu?” – rivolto a Dario

“Dario sgranò gli occhi terrorizzato.”

“Dario potresti rispondere?” – si inserì Elda

“Mamma, non è che sono la sua balia.”

“Ma non state sempre insieme?”

“Ruggero, spiegami – ricominciò Pietro – oltre a fumare che si fa in questi giri di amici?  – suo figlio prendeva tempo – Ruggero rispondi!”

“So… che alcuni si fanno di anfetamine… oppure sniffano.”

“Che vuol dire sniffano? – e senza attendere la risposta continuò nella sua disperazione – ma di che cosa stiamo parlando?” – questo lo disse alzandosi in piedi paonazzo in viso e alzando la voce progressivamente al punto che parlando fu proprio urlato.

“Pietro, calmati per favore!”

“Sì papà, ti supplico, non ti sentire male.” – disse Dario con la voce strozzata.

“Ragazzi, fece Elda più ragionevole – dateci il tempo di ricevere il colpo – quando avevo la vostra età credevo che il massimo della trasgressione fosse rappresentato dai rapporti prematrimoniali. Noi di questi discorsi non riusciamo a capire nulla.”

“Andiamoci con calma” – fece Pietro girandosi verso di loro e cercando di rientrare in se – ma non lo sapete che con questa roba si muore?”

“E perché non lo dici a zio Giulio, con tutto il whisky che si beve?” – fece Ruggero.

“Sei un insolente villano!” – urlò Pietro

“Ruggero, questo colpo basso da te non me l’aspettavo.” – fece Elda.

“Mi state facendo sentire male!”

“Papà scusa, ma perché te la pigli con tutti e due? Io che c’entro? Io in quella lista non ci sono.” –  disse Dario

“Ma quanto sei fifone – gli rispose suo fratello – lo sai che quella lista non conta un cazzo!”

“Ma c’è Emma, non avete gli stessi amici? – chiese Pietro a Dario – Ignazio…” 

“…forse faceva meglio a restare a Palermo!” – tagliò Elda

“Per favore!”

“Scusami.”

“Allora Dario, io devo sapere quanto è coinvolta Emma, stare in quell’elenco significa che la casa accanto, come del resto la nostra, potrebbe essere perquisita da un momento all’altro.”

“Ma che ne so? Ormai abbiamo giri diversi!”

“In ogni caso bisogna parlare con Ignazio.” – disse Pietro a sua moglie, abbassando il tono della voce

“Mi sembra giusto – disse Elda – non deve arrivare venerdì?”

“Sì, ci parlo io.” – disse Pietro.

La discussione non andò da nessuna parte, ma l’unico insegnamento utile Pietro lo diede indirettamente, quando disse che le due case potevano essere perquisite, Ruggero così si comportò di conseguenza e ripulì la sua stanza.

Pietro parlò con Ignazio il quale l’indomani uscì a fare spese con Emma, poi ritornando a casa parlarono a lungo e il risultato fu che Emma negò tutto, pigliandosela col mondo intero. Suo padre fece quadrato attorno a lei e riferì a Elda e Pietro che era certo che sua figlia con quest’affare della droga non c’entrasse nulla.

Come tante altre famiglie, dopo la prima arrabbiatura assistettero alla lenta trasformazione dei loro figli senza avere strumenti per capire, poi negarono l’evidenza finché non l’ebbero davanti agli occhi.

L’inchiesta andò avanti, sbattendo nel carcere minorile e in quello femminile una moltitudine di ragazzi senza fare distinzione fra l’assunzione di droghe leggere o droghe pesanti, alcuni erano solo adolescenti e, trattandosi per la maggior parte di figli della borghesia cittadina, diventò uno scandalo. Per fortuna sia Emma che Ruggero erano stati stralciati dalle indagini.

Tuttavia Ruggero, che era iscritto a giurisprudenza, non dava più esami, viaggiava fra il Marocco e le isole, rispondeva a monosillabi ed era magro come un chiodo, malgrado la notte ritirandosi a casa svuotasse il frigorifero.

Elda era in apprensione e non sapeva se parlarne con Pietro, poi pensava che forse erano solo ansie ingiustificate e non voleva che suo marito rischiasse un’altra volta di sentirsi male.

…tratto dal romanzo Elda, vite di magnifici perdenti , di Maria Adele Cipolla

I capitoli illustrati verranno caricati ogni quattro giorni nella categoria Capitoli #progettoelda

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