La domenica seguente si organizzò una spedizione aggiungendo al gruppo anche Ignazio, che da Deputato Regionale era l’unico che poteva chiedere un mutuo. La masseria era leggermente in collina e si arrivava da una trazzera costeggiata da cipressi, era maggio e in lontananza si vedevano degli edifici quadrati che si affacciavano su una corte, il più grande aveva una sua eleganza con un intonaco rosa screpolato su cui erano tracciati dei grossi rettangoli e una specie di smerlo sulla sommità, per gran parte ricoperta di glicine. “Ma è un posto stupendo!” – fece Ottavia.
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Elda cap. 40, La campagna
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Elda cap. 27, Pane e Panelle
...alla sede dell’AMGOT di via Bari c’è bisogno di personale per coordinare lo smistamento degli aiuti, sono sicura che sarai all’altezza di quel lavoro.” Teresa non dovette faticare a ottenere il posto per la cognata, che si rivelò una lavoratrice precisa e instancabile, riuscendo anche a farsi rispettare. Capiva tanti aspetti della guerra e della ricostruzione e contribuiva all’economia della famiglia. Ogni giorno, tornata a casa, aveva un gran raccontare a tutti.
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Elda cap. 19, In treno
Da frasi mozze che rimbalzavano dal vagone limitrofo Elda riuscì ad avere una testimonianza diretta del terrificante bombardamento del 9 Maggio. “…ero alla marina di Aspra a cercare del pesce, quando ho visto quasi trecento aerei che volavano verso la città…” diceva la voce di una donna. “…erano neri, non si contavano più…” questa sembrava la voce di un ragazzo. “…una colonna alta e rossa si è levata sulla città, una nebbia enorme!” questa era la stessa donna e dalla voce distinta le ricordava sua madre. “…le bombe sembravano chicchi di grandine, continuavano fitte senza smettere…” era di nuovo il ragazzo. “E la nebbia bianca che saliva sembrava il vapore dell’incenso.” continuava la signora. “Iera rrussa![2]“ questo proveniva da un colloquio parallelo fra due contadini. “…copriva perfino i monti attorno alla città.” precisava la signora. A questo punto un giovane in piedi accanto a lei le rivolse direttamente la parola per inserire il suo commento: “La città è finita! Dicono che il porto sia stato completamente distrutto e anche la stazione, dicono che sono crollate più di mille case e che neanche si sa quanti sono i morti. D’altro canto chi le deve dissotterrare? L’esercito sta fuggendo e non ci sono forze sufficienti. Con questo caldo c’è anche il rischio che arrivi qualche epidemia. Per giorni e giorni siamo rimasti con la linea ferroviaria interrotta in più punti, anche quella telefonica.”
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Elda cap. 17, Nei feudi
L’automobile portò le due donne in tre feudi, ognuno dei quali aveva un nome e nel quale la famiglia possedeva una casina arredata con bei mobili ottocenteschi, sempre tenuta pulita e pronta a ospitare qualcuno dei proprietari che si fosse voluto fermare lì per la notte. In realtà quelle case aspettavano trepidanti ospiti che non vi albergavano mai, mentre sembrava che non ci fosse posto per i lavoratori della terra, che infatti dormivano nelle stalle. Questa miseria era lo specchio della ricchezza dei salotti di paese e città e Elda poteva solo stare zitta
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Elda cap. 16, Oltre il salotto
La Principessa raccontava soltanto quello che gradiva, evitando di addentrarsi troppo in profondità nel proprio privato, i codici di quel rapporto si stabilirono utilizzando ancora una volta il potere intuitivo che avevano trovato nel pomeriggio dell’incidente. Elda capiva perspicacemente i confini di una confidenza che si caricava di sentimenti silenziosi giorno dopo giorno e, come per un processo naturale, il salottino si animò di un rapporto a due che escludeva le altre donne.
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Elda cap. 15, lezioni di letteratura
“Vede signorina questo non è un romanzo, Guerra e Pace è il romanzo, dove ci sono storie umane che possono certamente interessare, anche divertire, ma solo chi riesce a vedere al di là di esse può accedere agli strumenti per capire i testi classici della letteratura europea. Io credo che lei, con dei buoni insegnamenti, potrebbe varcare questa soglia.”
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Elda cap 14, Il salotto della Principessa
L'anziana nobildonna era caduta come una gigantesca marionetta improvvisamente privata dei suoi fili e il suo sguardo supplichevole e vergognato esprimeva una richiesta d’aiuto, discreto se possibile. Successe così una cosa imprevedibile: con una serie di lampi fra le due intelligenze, fatti di sguardi e di pensieri, s’instaurò in un attimo una comunicazione che autorizzò l’impertinente ragazza a compiere un atto che poteva essere giudicato come irresponsabile.
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Elda cap. 13, La cucina del Monsù
il Monsù si chiamava Don Isidoro e aveva il suo regno in una enorme cucina, motore principale di una industria laboriosa che iniziava la sua attività all'alba, quando Crocetta accendeva il focolare. Sulla parete nord vi era un’enorme esposizione di rame: pentole, forme di budini e padelle, che la piccola sguattera Saretta doveva lucidare ogni settimana con il limone e la cenere. C'era donna Nunzia addetta al forno perché si panificava ogni settimana e donna Cosima che controllava gli arrosti, c'era infine donna Carmela specializzata nelle fritture: arancine, crocchè, verdure in pastella soffici e croccanti. Poi Isidoro preparava sformati, pasticci di caccia, timballi, briosce e anche dolci: cassate, ravioli fritti con la ricotta e lo sfoglio.
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Elda cap. 10, Un invito
Elda anziana ebbe nostalgia dei sentimenti che la confortavano mentre guardava dal finestrino di quella corriera, e pensava a come sarebbero potute andare le cose se Augusto non fosse rimasto intrappolato nella grettezza d’animo della sua famiglia.
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Elda Cap. 1, Un giorno a Palermo
Il primo capitolo del romanzo a puntate "Elda, vite di magnifici perdenti, di Maria Adele Cipolla. Gli altri capitoli saranno pubblicate a puntate.